Un luogo comune della maggior parte dei libri sulla massoneria vuole che questa provenga direttamente dai “costruttori di cattedrali” delle antiche corporazioni medioevali.
Alcune leggende, fiorite a tal riguardo, fanno risalire tale origine alla costruzione del tempio di Gerusalemme durante il regno di Salomone, o addirittura all’epoca antidiluviana della “Torre di Babele”. Addirittura c’è chi considera leggenda persino la data di fondazione della massoneria moderna in quel 24 giugno 1717, non riuscendo a suffragarla con documenti, tranne l’indicazione del pastore Anderson nelle sue Costituzioni. Attualmente di teorie delle origini se ne contano circa una dozzina, ma per economia del discorso, in questa sede basta qualche accenno alle quattro tesi più accreditate.
La teoria classica, più diffusa, nota nel XX secolo come “teoria della transizione”, ripresa nel Novecento dallo storico massone inglese Harry Carr, oltre che dagli esoteristi René Guénon, Arturo Reghini, Oswald Wirth, Paul Naudon, raccoglie tutti i dati storici considerandoli come tanti frammenti successivi di una lunga storia. Secondo questa teoria l’accettazione di membri stranieri nel settore del commercio ha portato gradualmente alla trasformazione delle logge operative in logge speculative senza soluzione di continuità. Essa sostiene che evoluzione della transizione, mira a dimostrare la legittimità della Gran Loggia di Londra ad imporre la sua autorità sulle altre logge esistenti e quelle future, in quanto è in perfetta continuità tra le logge operative e quelle speculative.
Nel 1977 lo storico inglese Eric Ward, sostenuto anche dallo storico John Hamill, in contestazione a quella della transizione, formulò la teoria del “prestito”, secondo cui i massoni speculativi avevano preso in prestito testi, come gli Antichi Doveri, e pratiche appartenenti o appartenute ai massoni operativi, ma senza discendenza diretta. Ward qualificò i documenti non come “tappe”, come affermava la teoria della transizione, ma come “testimonianze” di organizzazioni più o meno distinte, senza relazioni effettive di luogo tra loro, dimostrando concretamente che quando si parla di relazioni di luogo bisogna intenderle in senso allegorico, sostenendo anche che i cosiddetti massoni “accettati” costituivano un movimento nuovo, nel senso che gentiluomini acculturati, provenienti dalla Royal Society, usarono gli strumenti dei Massoni come oggetti simbolici, fondando una nuova istituzione totalmente avulsa dall’antica, che veniva usata come contenitore.
Su questa scia, in Francia, é piuttosto diffusa la tesi, sostenuta anche da Alain Bauer, della fondazione della massoneria moderna ad opera dei newtoniani della Royal Society, accesi sostenitori della nuova monarchia di Hannover, guidati da Jean-Théophile Désaguliers, i quali dopo decennidi guerre di religione, si inventarono la massoneria, volendo riunire in un contenitore tutti coloro i quali miravano a costruire un mondo nuovo all’insegna della Ragione, mediante lo studio, la ricerca ed il confronto, nella calma e nella serenità delle logge. Da qui sarebbe nato quello spirito di ricerca che caratterizzerà l’esperienza massonica. Si tratta, quindi, dei primi vagiti di quel movimento che attraverserà il secolo XVIII sotto il nome di Illuminismo. Questa una teoria ha acquistato molto credito in gran parte del Grande Oriente di Francia.
Nel 1988, lo storico scozzese David Stevenson, espose la nuova teoria dell’origine scozzese della massoneria speculativa, riportandosi alla prima fase del movimento speculativo risale degli Statuti Shaw del 1598. In questo documento emerge un nuovo sistema che non deriva da una semplice trasformazione delle vecchie istituzioni del mestiere, in quanto alla loggia, insieme alla tecnica di mestiere, si affiancava anche l’elemento spirituale e religioso. Stevenson sostiene che quasi tutto ciò che caratterizza la massoneria inglese ai suoi esordi deriva da quella scozzese, trattandosi di un “prestito” che potrebbe spiegarsi con l’osmosi dei primi speculativi inglesi con la Scozia, così l’emigrazione di massoni scozzesi in Inghilterra.
Infine, sempre in ambiente francese, Roger Dachez ha proposto una teoria “sincretista”, basata sugli ultimi studi, che colgono frammenti di verità in ogni teoria esposta al fine di comporre il puzzle della verità storica.
F. G.