Origini del Rito Francese

Il Rito Francese é di origine inglese e, dal XIX secolo con questo nome ha continuato a portare avanti gli usi simbolici e rituali che la stessa Inghilterra aveva nel tempo abbandonato, aggiungendovi però delle antiche forme di sociabilità tradizionali, che si sono fuse con la nuova struttura delle logge. Jerome de Lalande segnalava nel suo Memoria storica sulla massoneria, pubblicata nel 1777 l’arrivo di massoni britannici a Parigi. Verso l’anno 1725 milord Derventwaters, il cavaliere Maskelyne, d’Heguerty, e qualche altro inglese, innalzarono una loggia in rue des Boucherie da Huré, ristoratore inglese, con lo stile delle società inglesi; in meno di dieci anni, la fama di questa loggia attirò in massoneria cinque o seicento fratelli e fece costruire altre logge, quella di Goustaud, scalpellino inglese, poi quella di Le Breton, conosciuta come Loggia di Luigi d’Argento, perché si teneva in una locanda con questo nome, infine la loggia detta di Bussy perché si riuniva da Landelle, ristoratore in detta via, la quale mutò in seguito nome in Loggia d’Aumont quando l’omonimo duca vi fu ricevuto ed ebbe il titolo di Maestro.

Tali massoni erano andati in Francia per le ragioni più disparate, politiche o per affari. Si riunivano in loggia con massima discrezione, dubitando della capacità dei francesi di aderire al movimento massonico e di far parte di una loggia. Qualche anno dopo furono divulgati i segreti dei Frimassons, che allarmavano il potere e eccitavano la curiosità dei profani. Il tenente di polizia René Herault, incaricato di un’indagine, utilizzò una confidente, tale Carton, ballerina e corista all’Opéra. Utilizzando i mezzi che la natura le aveva fornito, la Carton riuscì a carpire da un fratello massone i segreti delle logge. Così che nel 1727 fu pubblicato il rapporto di Herault, suscitando enorme scalpore. Tale documento é la testimonianza più antica di una cerimonia di ricezione di un profano, secondo solo al celeberrimo libello inglese di Samuel Prichard, Masonry Dissected (Analisi della Massoneria).

Il rapporto Herault costituì addirittura un manuale per gli stessi massoni, un documento che consente di enumerare gli elementi rituali e simbolici fondamentali della più antica massoneria francese. Le divulgazioni delle rivelazioni massoniche, ad opera di ex massoni o di spie inviate all’interno delle logge costituirono un prezioso strumento di conoscenza dei rituali, altrimenti inaccessibili sia per il vincolo del segreto sia per l’oralità degli stessi. Il rapporto Herault descrive un grado di Apprendista-Compagno che comporta un unico giuramento, e dove si può notare che non parla affatto del grado di Maestro. Non viene però descritta l’apertura e la chiusura dei lavori. Sino al 1735 la Gran Loggia di Francia, antesignana del grande Oriente, non utilizzava alcun rituale compiuto bensì un documento intitolato “Regole e Doveri dell’Ordine dei Massoni del Regno di Francia”. D’altro canto, la preoccupazione più grande della Gran Loggia di Londra e Westminster non erano i rituali ma l’organizzazione amministrativa. Per aversi dei rituali completi pubblicati a cura della loggia bisogna aspettare al 1763 con la pubblicazione delle “Conversazioni allegoriche organizzate dalla Saggezza”, ad opera del massone Pincemaille, venerabile della loggia “Il Candore” di Metz sempre nello stesso anno sembrerebbe pubblicato il Corso completo di massoneria adottato dalla Rispettabile Gran Loggia di Francia, titolo che compare per la prima volta e che poi sarà adottato universalmente. La datazione venne però contestata dallo studioso George Kloss, secondo cui bisognava postdatarla di oltre 10 anni, nel 1774. Tale opera é importante perché configura la prima pubblicazione ufficiale del Rito Francese, ma bisognerà attendere al 1784 per aversi il primo rituale di riferimento del Grande Oriente di Francia, quello ufficiale che tutte le logge dovevano adottare.

I rituali avevano la particolarità di non essere trasmessi nella forma stampata, ma trasmessi, su richiesta del Grande Oriente in forma scritta a mano.

C’era un problema da superare, l’obbligo del segreto, esaltato dalla promessa solenne. In conseguenza di questo obbligo i rituali dovevano essere manoscritti da fratelli di loggia in numero preciso e distribuito personalmente ai destinatari. Con lo sviluppo dell’Ordine ci si rese conto che il sistema manoscritto si rendeva sempre più difficoltoso, così che il Grande Oriente optò per la stampa, giustificato dall’esigenza di uniformità dei rituali del rito, che col sistema manoscritto non era garantita. Grazie alla stampa, che non si limitava alle copie contate, oggi é possibile avere chiara contezza dei rituali dei tre gradi dell’epoca. Nel 1788 venne dato alle stampe una Raccolta dei primi tre gradi della Massoneria, dove arricchisce con elementi simbolici il sobrio Regolatore, ma é nel 1801 che appare la prima vera edizione del Rito Francese sotto forma di <<quaderni dei gradi simbolici>> con il titolo di Régulateur du Maçon. A voler essere precisi, la datazione del 1801 non é propriamente corretta, in realtà l’opera apparve all’inizio di dicembre del 1803, ma si potrebbe ipotizzare che probabilmente la motivazione della datazione del 1801 é dovuta alla data della copia originale di stampa.

Con la fondazione del Grande Oriente di Francia nel 1773 si ravvisò l’esigenza di mettere ordine nei rituali dei primi tre gradi, seguendo tre linee direttive: la tutela della tradizione, l’aggiornamento dell’impianto amministrativo e l’unificazione degli usi.

Fonte di riferimento del rituale é il Régulateur du Maçon del 1785, rimaneggiato nel 1801, da cui vennero tratti ed elaborati i rituali dei gran maestri Lucien Murat (1858), Louis Amiable (1907) e Arthur Groussier (1946). Ma perché questo termine, “regolatore”? Secondo il vocabolario della lingua francese Larousse, si intende un “orologio molto regolare utilizzato dagli orologiai per regolare orologi”. In una parola, un riferimento, uno standard. Quindi, in questo caso potrebbe definirsi come un compendio originale o canonico, nella sua accezione greca, di istruzioni e ritualità per massoni.

Sin dal suo inizio il Grande Oriente di Francia fu aperto a più riti, che confluirono in un apposito organo, il Collegio dei Riti. Tuttavia, si avvertì l’esigenza di un rito tipico, nazionale, esclusivamente francese. Partì quindi la macchina burocratica del Grande Oriente di Francia (GODF). Il gran venerabile Alexandre Roettier de Montaleau, membro del Collegio dei Riti, istituì l’organo apposito per trattare tale questione, la Camera dei Gradi, presieduta da lui stesso, che nel 1783 iniziò i lavori di studio e risistemazione del materiale documentario accumulato in dieci anni, che dopo disamina e confronti licenziò nel 1785 i rituali dei primi tre gradi. La Camera dei Gradi sistematizzò i rituali all’insegna del rispetto più rigoroso degli antichi testi e dei rituali in voga negli anni 1740-1750, talvolta i alterati con indebite innovazioni; elaborò una procedura per l’iniziazione nel rispetto della tradizione più pura; creò nel 1784 il Gran Capitolo Generale di Francia, il quale a sua volta, seguendo gli stessi criteri, dette vita e organizzò gli Ordini di Saggezza, formando all’interno del grande Oriente un sistema coerente tra i primi tre gradi della massoneria dell’Ordine e gli alti gradi degli Ordini di saggezza.

Dal 1801, ormai noto per l’improvvida pubblicazione di uno stampatore senza scrupoli, il Régulateur du Maçon divenne il rituale officiale del Grande Oriente di Francia, restando tale sino ai nostri giorni, sebbene con le varie modifiche apportate nel tempo. Sino al 1907, epoca della riforma di Louis Amiable, fu noto come rituale “Moderno o Riformato”: moderno perché di rifaceva alla massoneria moderna del 1717, riformato perché era risultato di una riforma, quella di riportare alla tradizione del rituale originario. Intanto, le prime modifiche al Régulateur furono apportate nel 1825 da Nicolas Charles Des Etangs, ventennale Venerabile della loggia “Trinosophes” creata dallo scrittore massonico Jean-Marie Ragon, nonché alto dignitario del Grande Oriente e fecondo scrittore massonico, che con il suo libro Le veritable lien des peuples ou la vraie Maçonnerie rendues à ses vrais principes, inserì elementi deisti e talvolta orientaleggianti, con richiami ad una religione universale, dove comunque il comportamento etico e la riflessione avevano la precedenza sulla credenza. Dopo le riforme promosse da Lucien Murat, Frederic Desmons e Louis Amiable, di cui si tratterà appresso, una breve modifica si ebbe nel 1907 ad opera di Antoine Blatin, che accentuò l’influenza positivista del rituale, con la quale elaborò ulteriori rituali per altre cerimonie massoniche come la consacrazione del tempio, l’installazione della loggia, le elezioni alle cariche di loggia, l’installazione degli ufficiali di loggia, l’adozione dei figli dei massoni, il riconoscimento coniugale, le tornate funebri. Ma ciò non bastava. Ancora nel 1922 una ulteriore riforma, promossa dal generale Augustin Gérard, accentuava tale carattere eliminando quasi totalmente dal rituale i riferimenti simbolici, le antiche espressioni e le gestualità classiche, giungendo addirittura a riunioni senza rituali e senza i paramenti di loggia. Tale andazzo durò sino al 1938. Era decisamente troppo! Già nel 1931 Armand Bédarride stigmatizzò il degrado ritualistico sollecitando una riscoperta delle antiche tradizioni, ed il recupero del suo carattere simbolico ed iniziatico. Chi raccolse il suo appello fu Arthur Groussier, che da gran maestro formò una commissione di studio per la riforma, che dopo sette anni nel 1938 presentò i nuovi rituali dei primi tre gradi del Rito Francese, tornando così alla tradizione simbolica. Con la guerra e l’occupazione nazista, che mandò fuorilegge la massoneria anche in Francia, ovviamente si fermò tutto.

Tuttavia, ancora nel 1955 il rituale, emendato da vari ritocchi, venne licenziato in forma definitiva, che è il rituale che é arrivato sono ad oggi, sebbene con ulteriori brevi ritocchi nel 1979, 2002 2009, 2012.

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Per saperne di più:

Francesco Guida, Il Rito Francese. Una massoneria per l’uomo e la società. Place Book Publishing, Roma, 2020, pp. 122