La massoneria, domani.

Non è inopportuno notare che uomini e donne della Massoneria, attraverso riti e rituali, vivono in logge un “qui e ora” composto in gran parte da un mitico e leggendario “altrove e prima”!

Le tornate risultano così “formattate” e ben occupate dal “commento dei rituali “, necessario ma insufficiente. Vogliamo diventare migliori per rendere il mondo un posto migliore: per questo dobbiamo continuare a lavorare con gli strumenti del passato, certo, ma anche con quelli del nostro tempo.

Accanto alla preziosa filosofia (checché ne dicano i “ritolatri”!) che sa resistere alla prova del tempo, sono a nostra disposizione le scienze umane (Psicoanalisi, Psicologia, Analisi Transazionale, Linguistica, ecc.). Le tavole attuali testimoniano questo possibile “accompagnamento”. “Conosci te stesso”… prima di conoscere gli altri! Volerle eventualmente cambiare implica che prima cambiamo noi stessi!

Si tratta di entrare nel terzo millennio e di preparare “la Massoneria dei nostri figli”! C’è qualcuno che ne parla?

Lo sviluppo sul territorio di “logge indipendenti” (termine preferibile a “logge selvagge”) nonché di Supremi Consigli non radicati in una Obbedienza e le loro continue scissioni permette di pensare ad una nuova “carta massonica” nel prossimo decennio.

È auspicabile anche un aggiornamento dei rituali. Senza snaturarli, è opportuno aggiungere ai valori morali e spirituali che si vogliono trasmettere, i valori esistenziali. Volere il bene degli altri, comportarsi bene, è cosa buona, pensare oltre alla condizione umana (vita quotidiana, noia, malattia, lutto, fine vita, ecc.) con lucidità e ragione, è ancora meglio. Per vivere, nonostante tutto, “una buona vita” come dicevano gli antichi filosofi. Queste domande possono essere discusse anche in loggia. Devi ancora prenderti la libertà di uscire dal “format”!

L’esoterista Oswald Wirth (1860-1943) indicò una direzione:  fu membro del Grande Oriente e poi della Gran Loggia di Francia. Insoddisfatto, ostile a ogni ortodossia massonica, invitò quest’ultima obbedienza – negli anni Ottanta dell’Ottocento – a praticare i riti con intelligenza, per formare pensatori e assicurare così il futuro della Repubblica. Ed elaborò  questa bella formula suggestiva: “Un libero muratore in una libera loggia”.

Gilbert Garibal