Non è facile dare una definizione di setta. La distinzione tra gruppi settari, religioni e altre associazioni socioculturali è talvolta molto sottile.

L’assenza di una dialettica interna ed esterna sembra essere uno dei maggiori elementi di identificazione della setta, che evidenzia la rottura esistente tra la sfera del gruppo e quella della società. Spesso la ricerca del sacro si riduce a una ricerca della trascendenza. Tuttavia, va da sé che la trascendenza, eterea, immateriale, verticale, esclude ogni scambio con una dimensione orizzontale delle relazioni umane così come con il materialismo della vita profana. Da qui uno sforzo per sfuggire alle tentazioni terrene che circondano la comunità, per creare una sorta di oasi preservata dal caos.
Nonostante le loro profonde differenze, le sette presentano aspetti invarianti. Si costituiscono, infatti, in strutture piramidali come caratteristica del loro funzionamento, ma possono comprendere anche una rete di differenti gruppuscoli, ciascuno con un vertice, inseriti in una piramide più grande. Anche nell’ambiente massonico, sia esso loggia o obbedienza, non è raro trovare situazioni dettate da settarismo, dove “la luce proviene dall’alto” e illumina e dirige la massa degli adepti nel cammino verso l’”illuminazione”, ovvero “passare dall’iniziazione virtuale a quella reale” , sempre accompagnato, ovviamente, dal segreto e dal mistero.
Va quindi rilevato che le sette si basano su una struttura gerarchica, nel senso etimologico di questo termine. A capo del gruppo, il capo, leader carismatico o guru, detiene pieni poteri. Considerata sacra, la sua autorità, che va oltre quella derivante dalla sua funzione, è illimitata, legittima la sua posizione dominante e le sue azioni tra i membri della comunità, determinando un rapporto verticale.
Si stabilisce così un modello di comunicazione unidirezionale, che si ritrova nelle cosiddette istituzioni totali come l’esercito. Di conseguenza, all’interno della setta non è ammesso alcun dibattito democratico. Prevalgono solo gli ordini di un capo tirannico, ordini indiscutibili, eretti in leggi. I membri del gruppo ne sono assoggettati, mostrando cieca obbedienza ed esprimendo servile sottomissione. La parola “comunicazione” implica l’idea di scambio, condivisione, che non fa parte del vocabolario settario. L’atto di comunicare implica la messa in comune, che si riflette anche nell’etimologia: messa in comune di standard, valori, significati, informazioni che costituiscono messaggi. Nell’isolamento, la mancanza di comunicazione interna impedisce le dinamiche relazionali positive, dando luogo all’emersione dell’aggressività, che si manifesta con manifestazioni di maldicenza, e di delazione per conquistare i favori del capo.
A differenza delle sette, la massoneria di Rito Francese si basa su un modo di operare democratico e lavora “per il progresso dell’umanità”. Il suo attaccamento alle istituzioni democratiche è tale che la loggia termina la sua riunione con triplice applauso profferendo ad alta voce le parole: “Libertà, Uguaglianza, Fratellanza”, come augurio per il raggiungimento di un’effettiva uguaglianza reale.

Una delle manifestazioni concrete di questo augurio è la pratica del voto. I massoni di Rito Francese, infatti, esprimono la loro opinione in varie occasioni: quando un estraneo chiede di essere ammesso alla loggia, in occasione dello scrutinio per la promozione al grado superiore, in occasione delle elezioni delle cariche di loggia, che per loro natura sono temporanee e a rotazione. Questo significa che il Maestro Venerabile che oggi dirige le cerimonie rituali, seduto all’Oriente, in futuro potrebbe occupare la carica di Copritore, seduto in fondo nell’oscuro Occidente a eseguire gli ordini del nuovo Maestro Venerabile.
Un tale sistema di rotazione soddisfa l’esigenza di servizio impedendo che si trasformi in brama di potere, poiché aumentando la consapevolezza della breve durata delle funzioni di gestione impone l’umiltà, che fa considerare di essere tutti necessari ma nessuno indispensabile.
L’egualitarismo insito nella Massoneria di Rito Francese, ispirato alla filosofia illuministica del Settecento, si manifesta anche attraverso l’indifferenza sull’appartenenza alle diverse appartenenze sociali. Tutti i massoni, qualunque sia la loro classe socio-economica nel mondo esterno, o anche il loro rango all’interno dell’istituzione massonica (acquisito per merito, cioè per criteri intellettuali ma anche morali, relazionali e umani), si considerano uguali.
La livella, oggetto che fa parte dell’armamentario simbolico dei massoni, richiama questo principio fondamentale.
I lavori di loggia hanno lo scopo di favorire la liberazione dell’individuo dalle catene bloccano la sua libertà, condizione per lo sviluppo delle sue potenzialità creative.
Di conseguenza, se il sistema massonico propone una convergenza di vedute e una modifica di comportamento, non è certo per manipolare le menti dei suoi membri. Lungi dall’essere imposto dall’esterno, il cambiamento dovrebbe operare dall’interno dell’essere stesso, a seguito dell’impegno costante dell’adepto. Non si tratta della ricezione passiva di una dottrina come avviene nelle sette, ma di una costruzione attiva, paziente e personale.
E’ importante non prestare cieca fiducia a nulla e a nessuno, per verificare e sperimentare da sé e su di sé tutte le affermazioni provenienti da chiunque e dovunque. Occorre rinunziare all’abitudine di veicolare le idee degli altri, di non vivere di seconda mano, per trovare un nuovo modo di esistere per essere protagonisti della propria vita.
Le false tradizioni cercano di legare il discepolo al maestro, le vere tradizioni, a cui appartiene la Massoneria, cercano di liberare o migliorare coloro che avanzano sulla via.