Originario della civiltà greco-romana, l’umanesimo ebbe il suo fiorente sviluppo durante il Rinascimento, e ancor più durante il Secolo dei Lumi. Sarebbe rischioso dare una definizione esaustiva, tuttavia possiamo dire che spettava all’uomo autodefinirsi e divenire del proprio destino, sia individuale che collettivo. Sostiene François Rachline che “Il confronto secolare tra fede e ragione è servito come base delle cosiddette teorie umaniste. Il loro punto comune è attribuire agli uomini una autonomia crescente a spese di chi, per millenni, li ha visti relegati al rango di semplici ingranaggi soggetti alle divinità o ai loro rappresentanti sulla terra, i principi” .

Fino ad allora soggetto a due forme di ordini complementari, l’Uomo ha cominciato a pensare alla costruzione di un ordine umano. Egli si è liberato così gradualmente dalle norme imposte da un ordine divino, secondo cui i suoi diritti derivavano solo da Dio, anche se, d’altro canto, oggi è libero di invocarlo per accompagnare il proprio cammino spirituale. Allo stesso tempo, l’uomo rifiuta le regole di un ordine naturale, che legittimavano le ingiustizie di trattamento, facendo sì che tra gli uomini, alcuni fossero fatti per comandare, altri per obbedire, alcuni naturalmente forti e potenti e altri deboli e quindi schiavi. Questa aspirazione a liberarsi da queste due influenze prese forma in modo eloquente in Francia il 26 agosto 1789. Prima, con l’affermazione dell’idea stessa di “diritti dell’uomo”, e poi, attraverso l’articolo 1 della Dichiarazione dei Diritti dell’uomo: “Tutti gli uomini nascono liberi ed eguali nei diritti. Le distinzioni sociali possono basarsi solo sull’utilità comune”.
È nel contesto dell’Illuminismo che nasce la Massoneria e si sviluppò poi in maniera folgorante, prima nelle isole britanniche poi nell’Europa continentale e particolarmente in Francia. Prefigurava innanzitutto, secondo le parole di André Combes, un “contro-modello sociale” in un’istituzione che andava a radunare uomini di ceti diversi: nobiltà, clero, futuro terzo stato. Uomini che erano separati da tutto all’esterno e che andavano a ritrovarsi in una loggia, “dove l’interesse della fratellanza diventa quello dell’intero genere umano” in un mondo presentato come una “grande Repubblica in cui ogni nazione è una famiglia e ciascuno soprattutto un bambino”, secondo il discorso di Ramsay. Basata sull’idea di unità del genere umano, come afferma Montaigne (“Ogni uomo porta con sé la forma integrale della condizione umana”) e su quella di perfettibilità tanto cara all’Illuminismo, la Massoneria andò a proporre un metodo che apre all’uomo prospettive concettuali di molteplici significati per il contributo di strumenti simbolici e rituali, che coinvolgono miti e leggende tratte da un’ampia varietà di fonti culturali. Originariamente, il rito francese si sviluppò in un “ecosistema” formato né più né meno dalla traduzione dei rituali dall’Inghilterra in lingua francese, fissò il suo radicamento negli anni Settanta e ancor più negli anni Ottanta del Settecento. Philippe Guglielmi precisa che Il rito francese “offre un quadro rituale e simbolico che, al di là di ogni potere magico o divino, contribuisce alla spiritualizzazione dell’individuo rendendolo consapevole della diversità e della complessità dell’essere e del mondo. In questo modo, contribuisce a un’evoluzione, a un miglioramento, a una liberazione del soggetto a cui vengono forniti gli strumenti necessari per raggiungere la ricerca ultima, la Saggezza”.
In modo complementare, Ludovic Marcos aggiunge che “provenendo dalla corrente razionalista, il rito francese non è una forma stereotipata, una liturgia svelata che perpetua meccanicamente una Tradizione. È uno strumento di lavoro, certamente tradizionale in quanto forgia una catena, trasmette un sapere e un metodo, ma è uno strumento umano, storico, che promuove l’umanesimo e partecipa alla Storia”. In questo senso, potremmo dire che il rito francese rappresenta la quintessenza dell’umanesimo.
Richiamando i concetti base degli ordini della saggezza che sono la giustizia, l’unità, la ricostruzione e lo sviluppo, il rito francese accompagna il passaggio del maestro in cittadino consapevole tanto quanto coniuga armonicamente la costruzione del tempio interiore e quello dell’umanità. Ricordiamo, quindi, che «la sua evoluzione nel XVIII secolo, soprattutto nei suoi ordini di saggezza, è una testimonianza esclusiva della dinamica delle idee del momento», come sottolinea Christophe Devillers. Ciò che Cécile Révauger riprenderà dal canto suo con una formula ardita: “Rito francese e Rivoluzione francese hanno le stesse origini”. Senza voler fare qui dei paragoni, noteremo tuttavia con Alain Bauer che “a differenza degli altri, il rito francese non si proclama superiore. Non pretende di essere unico, non cerca di dominare». Tuttavia, le sue particolari caratteristiche lo distinguono da altre concezioni: «Il rito francese non è un sincretismo riservato a pochi, è soprattutto apertura, dialogo, rispetto per gli altri e per sé stessi. Autonomia”, come sottolinea Charles Porset. Rivendica anche il suo radicamento sull’orizzontalità, conferendo all’uomo il compito di autodeterminarsi, di acquisire con l’impegno la padronanza del suo pensiero, insomma, di diventare maturo nel senso inteso da Emmanuel Kant. L’uomo deve così liberarsi da ogni tutela, individuale o collettiva, e uscire da quello stato di minorità in cui è tenuto dalla sottomissione – eventualmente consentita – ai dogmi, non solo religiosi. L’evoluzione del rito francese fin dalle sue origini, la sua codificazione nel 1784-85 da parte della Camera dei gradi del Grande Oriente di Francia presieduta da Alexandre Roëttiers de Montaleau, le sue diverse declinazioni da allora (Murat, Amiable, Groussier, ecc.) dimostrano , se fosse necessario, che non è affatto scolpito nella pietra. Spetta quindi a tutti farlo proprio, metterlo in discussione e anche provocarlo. Notiamo anche con Roger Dachez che dopo la fondazione della Gran Loggia Unita d’Inghilterra nel 1813, “la prima tradizione massonica inglese, quella della Gran Loggia del 1717, esisteva solo nel rito moderno o francese, ormai una sorta di “conservatorio” dei più antichi usi conosciuti della massoneria speculativa”.
Rito storico, rito di fondazione e rito del regolamento del Grande Oriente di Francia, il rito francese fa causa comune con la più antica e importante obbedienza massonica continentale. E nel XIX come nel XX secolo, “in Francia, il rito francese è stato un sostenitore delle idee democratiche e repubblicane”, come assicura Pierre Mollier. La singolarità del rito francese consiste senza dubbio porre l’eredità dell’Illuminismo al vertice della gerarchia dei suoi riferimenti. Non sottolineeremo mai abbastanza l’influenza del retaggio dell’Illuminismo nella filosofia del rito. Si spiega col suo legame a una concezione universalista dell’uomo, contro visioni fondamentaliste delle definizioni identitarie, che rinchiudono l’individuo nel suo retaggio passato e lo sclerotizzano in una storia. Il “migliorismo” dell’Illuminismo postula invece che l’uomo sia perfettibile e che deve perseguire costantemente questa ricerca della perfettibilità. L’approccio massonico, basato sulla nozione di progressività – che unisce progresso e progressione – offre da questo punto di vista un metodo collaudato. Il rito francese rivendica, inoltre, l’idea che l’uomo è la misura di tutte le cose, e che è dentro di sé che può e deve trovare le risorse necessarie alla sua emancipazione, in particolare con l’ausilio degli strumenti messi a disposizione a sua disposizione nei rituali che affineranno la sua immaginazione e le sue capacità di proiezione. Infine, altra singolarità, afferma non solo la complementarità tra la tensione di miglioramento dell’uomo e quella della società, ma anche l’equilibrio da mantenere tra queste due aspirazioni.
All’inizio del 21° secolo si è tuttavia sviluppata un’offensiva impressionante contro l’umanesimo sopra menzionato. Non è certo iniziata da poco, e si può anzi affermare che l’ostilità al movimento di emancipazione impresso nel XVIII secolo non solo incontrò resistenze ma fu oggetto fin dall’inizio di forti controffensive. Tuttavia, se si considera che gli scritti di Adorno e Horkheimer (La dialettica della ragione, 1944) come quelli di Heidegger, poi quelli di filosofi legati alla teoria francese (Jean-François Lyotard, La condizione postmoderna, 1979) , che talvolta proclamava la fine dell’uomo o dell’umanesimo, talvolta opponendosi all’Illuminismo, partecipano a tale movimento di opposizione dei i loro discepoli più o meno dichiarati hanno accentuato il movimento da circa una ventina d’anni. Come testimonia Francis Wolff, «la filosofia francese preminente della seconda metà del XX secolo ha fatto dell’umanesimo il suo principale avversario». Rimasta a lungo in un ambito intellettuale abbastanza ristretto, questa crociata ha avuto una notevole diffusione nell’universo mediatico, accademico e politico occidentale. La denuncia del razionalismo, del progresso e dell’universalismo, a lungo appannaggio dei movimenti di estrema destra, è ormai divenuta un classico di molti movimenti cosiddetti di sinistra, come ha ben dimostrato, tra gli altri, la filosofa Stéphanie Roza. Ora, «un passo fuori dal razionalismo, fuori dal miglioriorismo, fuori dall’universalismo non è, come ci piace pensare, un passo verso una maggiore emancipazione: è il gesto radicale che stronca ogni emancipazione» (13). Come già annunciato dal suo collega Jean-François Mattéi qualche anno prima, “l’addio a ciò che costituiva la sostanza dell’umanità, cristallizzata nella sua idea, è allo stesso tempo l’addio all’umanesimo e, in fondo, alla condizione umana. Niente sembra resistere all’opera della talpa che ha eroso i principi su cui si fondava la civiltà. Cartesio ricordava che la rovina delle fondamenta segna allo stesso tempo la rovina dell’edificio”. È infatti l’edificio stesso dei grandi principi, che hanno fondato da tre secoli il nostro umanesimo, che vacilla sotto i colpi di una confluenza di oscurantismi politici e religiosi.
All’indomani delle celebrazioni del tricentenario della Massoneria moderna, i massoni hanno senza dubbio un ruolo importante da svolgere per restare un “conservatorio del progresso” che l’Illuminismo ha illustrato meglio di ogni altro. Il XXI secolo dà, infatti, talvolta l’impressione di essere quello del trionfo dell’oscurantismo, del relativismo culturale, dell’etnicismo e della riabilitazione della nozione di “razza”. Sono tutti ovviamente avversari di questa Repubblica universale auspicata dal Cavaliere di Ramsay negli anni Trenta del ‘700. C’è per il rito francese, riguardo i valori comuni che incarna con l’umanesimo, un ruolo da svolgere nel costituire l’avanguardia della resistenza e della controffensiva umanista da intraprendere su scala planetaria, senza esclusione di altri riti o sensibilità. L’urgenza e la gravità impongono di riunire tutti i massoni che amano questi principi e, oltre a ciò, tutti gli uomini che non si rassegnano a consegnare l’umanità ai suoi detrattori. Bisogna inventare una “Internazionale umanista” che proclami la forza e il vigore di questo ideale comune. ” Ogni umanesimo contiene un elemento di debolezza che è dovuto al suo disprezzo per il fanatismo, alla sua tolleranza e alla sua propensione per il dubbio, insomma alla sua naturale bontà, e può, in certi casi, essergli fatale. Ciò di cui abbiamo bisogno oggi è un umanesimo militante, un umanesimo che si convinca che il principio di libertà, tolleranza e dubbio non deve lasciarsi strumentalizzare e rovesciare da un fanatismo privo di vergogna e di scetticismo”, avvertiva il grande scrittore tedesco Thomas Mann nel 1936. Esistono certamente per i Massoni dei percorsi di lotta culturale – almeno equivalente a quella a cui contribuirono tre secoli fa – per consentire loro di rimanere fedeli al loro giuramento.
P. Foussier
Salutiamo con piacere questa fraterna iniziativa che tanto ha in comune con la missione che ci siamo imposti ormai da un quinquennio. La Massoneria ha bisogno di essere riconosciuta innanzitutto come ente “formatore” di “uomini di desiderio” allo scopo di trasferire valori intramontabili e portatori di progresso umano prima che tencnologico. La comune immagine del Coenobium bomnoniensis ne è testimonianza ideale. tre fuochi di frosperità, salute e coraggio!