Signor Presidente della Repubblica,
Signor Ministro dell’Interno e dei Paesi d’Oltremare,
Signori Prefetti,
Signore e Signori eletti della Repubblica,
Signore e Signori Gran Maestri e Gran Maestra delle obbedienze amichevoli,
Dignitari del Consiglio dell’Ordine,
Dignitari delle Giurisdizioni del Grande Oriente di Francia,
carissimi fratelli, carissime sorelle,
signore, signori,
cari amici,
Siamo lieti di darle il benvenuto qui, signor Presidente, nel tempio “Arthur Groussier” della sede di rue Cadet. E mentre viene ad onorare con la sua presenza il Grande Oriente di Francia, nell’ambito del 250° anniversario della sua denominazione, ci sono i gran maestri e le gran maestre delle principali obbedienze massoniche francesi che sono riuniti su nostro invito per salutare il suo arrivo e per condividere questo momento storico, storico per l’istituzione massonica e storico, posso dirlo, per la Repubblica francese.

Con una strizzatina d’occhio e con un tocco di umorismo, sarei tentato di darle il benvenuto come si faceva una volta.
La Massoneria, infatti, è un’istituzione antica, nata trecento anni fa.
Profondamente irrigata dagli ideali illuministi, senza trascurare altri apporti, la Massoneria mirava a riunire coloro che, in questa Europa che aveva sperimentato gli orrori delle guerre di religione, si erano combattuti così a lungo e così duramente.
Essa svolse il ruolo di crogiolo di pacificazione sociale, anche su livelli diversi da quello religioso, mescolando uomini – poi successivamente donne – di diversa estrazione, appartenenti a categorie distinte di questa società e degli ordini dell’Ancien Régime. Uomini separati da tutto all’esterno ma che si sono ritrovati in una loggia per immaginare un’utopia, quella di una Repubblica universale all’interno della quale la libertà, l’uguaglianza e la fraternità potessero un giorno trionfare.
Teniamo vivo questo ruolo di pacificazione sociale nelle nostre logge attraverso il modo in cui rispettiamo le convinzioni dei nostri simili. Senza dubbio il dibattito politico a volte trarrebbe beneficio dall’ispirarsi ad esso!
Modestamente, e con alterne fortune, questo è l’ideale che i massoni del XXI secolo cercano di perseguire attraverso un processo iniziatico che li porta a credere che la perfettibilità umana di ciascun individuo possa e debba essere accompagnata dal miglioramento collettivo dell’umanità nel suo complesso.
Questo è il motivo per cui la Massoneria è stata così spesso associata alle lotte per la dignità umana, per la giustizia sociale, per l’emancipazione di tutti, per la costruzione e il consolidamento del regime repubblicano.

La Repubblica Indivisibile, Laica, Democratica e Sociale, come fu definita nella Liberazione e poi confermata nei suoi principi nel 1958, è il modello di democrazia che serviamo e difendiamo.
Una Repubblica indivisibile, sì, perché per noi che riconosciamo la possibilità di ogni essere umano di liberarsi dai propri determinismi, l’individuo avrà sempre la precedenza sul gruppo. Per questo vediamo tutte le forme di separatismo come fermenti di distruzione dell’interesse generale attraverso l’esaltazione di identità che sappiamo, con Amin Maalouf, essere spesso “assassine”.
Separatismo sociale, separatismo culturale, separatismo religioso, separatismo etnico: tutti, senza eccezione, minano l’edificio repubblicano. È anche per questo che continuiamo a credere che la nozione di cittadinanza repubblicana consenta l’emancipazione di tutti, anche se il modello anglosassone di contrapposizione comunitaria sta purtroppo prendendo piede anche nel nostro Paese.
In secondo luogo, la repubblica laica. I massoni rivendicano legittimamente un ruolo nella promozione di questo ideale. Sono stati spesso oggetto di caricature e i nostri avversari continuano a equiparare l’anticlericalismo all’ostilità verso la fede religiosa.
Come Jaurès, crediamo che “la legge della separazione sia la marcia deliberata della mente verso la piena illuminazione, la piena scienza e la piena ragione”. Nulla di più, nulla di meno. E tra i massoni ci sono uomini e donne credenti, che praticano e persino, in alcuni casi, esercitano responsabilità religiose, e che sono ardentemente laici. Per mezzo millennio, il nostro Paese – e non è certo l’unico – ha pagato con il sangue dei suoi figli la consapevolezza di ciò che il confronto religioso poteva portare. La laicità è lo scudo che ci protegge da questi pericoli, che purtroppo caratterizzano l’inizio del terzo millennio.
Nel Grande Oriente di Francia abbiamo pensato con disappunto che se la laicità fosse stata meglio promossa e difesa negli ultimi decenni, ci avrebbe protetto meglio dai fenomeni che osserviamo quotidianamente. È vero che per molto tempo abbiamo avuto l’impressione di essere un po’ soli nell’esprimere questo attaccamento incrollabile alla laicità. Tuttavia, non ci lasciamo ingannare da alcune tendenze, come quelle dell’estrema destra, che oggi cercano di appropriarsi della laicità per mascherarla e usarla in modo improprio.
Repubblica Democratica. Per i massoni, il senso civico è più di un semplice incantesimo. Per questo sono allarmati dal fatto che i nostri concittadini siano sempre meno coinvolti nelle vicende democratiche. Eppure ci sono volute dure lotte per ottenere il suffragio universale, che ha raggiunto pienamente universale solo dal 1944. Eleggendo i rappresentanti del popolo e non una frazione di esso, è l’unico modo per far prevalere l’interesse generale su quello individuale. Se i democratici rinunciano a esercitare il loro diritto di voto, che consideriamo un dovere, non dobbiamo stupirci se un giorno coloro che credono così poco nelle virtù della democrazia finiranno per prendere il potere.
L’ascesa dell’estremismo non è inevitabile, ma ha raggiunto una soglia di allerta che, a nostro avviso, dovrebbe giustificare un avvio, finché c’è ancora tempo. Sappiamo anche che se l’estremismo prospera è perché altre soluzioni non convincono, o non convincono più. Spetta quindi a tutte le forze legate alla democrazia apparire credibili e convincenti. Così da circa quindici anni l’estrema destra registra punteggi elettorali sempre più alti. Anche se il suo modo di inquadrare i dibattiti consiste sempre nel designare un responsabile attraverso la figura dell’Altro, dello straniero, dell’immigrato, del presunto invasore lusingando gli istinti umani più discutibili, il successo di questa tendenza purtroppo non è dovuto solo al suo propri talenti. Si basa anche sulle carenze delle soluzioni fornite e proposte dai repubblicani sinceri. Indubbiamente ci sono dei passi avanti da fare da questo punto di vista.
L’ascesa dell’estremismo non è inevitabile, ma sta raggiungendo una soglia di allarme che, a nostro avviso, dovrebbe giustificare una mobilitazione finché si è in tempo. Sappiamo anche che se l’estremismo si sviluppa, è perché le altre soluzioni non sono convincenti, o non lo sono più. È quindi responsabilità di tutte le forze impegnate per la democrazia apparire credibili e convincenti. Negli ultimi quindici anni circa, l’estrema destra ha registrato risultati elettorali sempre più alti. Anche se il suo modo di inquadrare i dibattiti consiste sempre nel puntare il dito contro l’Altro, lo straniero, l’immigrato, il presunto invasore, facendo appello ai più discutibili istinti umani, il successo di questo movimento non è, ahimè, dovuto solo alle sue doti. Si basa anche sulle carenze delle soluzioni offerte e proposte dai repubblicani sinceri. C’è indubbiamente un margine di miglioramento in questo senso.

. Al Grande Oriente di Francia riteniamo che lo stato della nostra società giustifichi più che mai che i più precari, i più svantaggiati continuino a beneficiare della solidarietà nazionale, una fraternità in azione che la maggioranza dei massoni pratica ovunque, dove si trovano, quindi che la richiesta di dignità non è solo una proclamazione disincarnata. Ma la coesione sociale non può essere decretata. È il risultato di una promessa repubblicana mantenuta. Non smetteremo mai di ricordare questo imperativo.
E infine, la Repubblica Sociale. Le conquiste sociali della Liberazione, ereditate dal pensiero comune di uomini e donne che si erano distinti nella Resistenza, hanno fatto a lungo della Francia un modello tra le grandi democrazie. Purtroppo, oggi assistiamo all’erosione di queste conquiste in termini di malattia, famiglia, pensione e disoccupazione, spesso in risposta ai canoni di un’ortodossia ultraliberista che esalta l’individualismo fino alle sue estreme conseguenze: la legge del più forte. L’iperindividualismo sta distruggendo le nostre società, ma è anche il carburante per ogni tipo di populismo reazionario.
Uno dei nostri grandi anziani, Léon Bourgeois, iniziatore della Società delle Nazioni, inventore del concetto di solidarietà, premio Nobel per la pace, di cui oggi porta il nome la sala dell’Hôtel de la rue Cadet, affermava: “Non c’è armonia senza ordine, non c’è ordine senza pace, non c’è pace senza libertà, non c’è libertà senza giustizia . Abbastanza per rispondere ad alcune delle sfide e delle tragedie che ci circondano, come in Ucraina o in Medio Oriente.
Uno dei nostri grandi padri, Léon Bourgeois, che dette avvio alla Società delle Nazioni, che inventò il concetto di solidarietà, e che vinse il Premio Nobel per la Pace, di cui oggi la sala della sede di rue Cadet porta il nome, ha detto: “Non può esserci armonia senza ordine, non può esserci ordine senza pace, non può esserci pace senza libertà, non può esserci libertà senza giustizia”. Questa è una risposta appropriata ad alcune sfide e tragedie che ci circondano, come quelle in Ucraina e in Medio Oriente.
Ho usato la parola “promessa”. Mi fermo lì un attimo. Durante la campagna elettorale che ha preceduto la sua rielezione alla carica suprema, signor Presidente, lei si è impegnato a modificare la nostra legislazione sulla fine- vita. Non abbiamo motivo di credere che questo impegno non verrà mantenuto.
Il Grande Oriente di Francia riafferma la sua posizione di sempre: la libera disposizione di ognuno del proprio corpo durante la vita fino alla morte.
La stragrande maggioranza dei nostri concittadini è favorevole a questo sviluppo legislativo, umanista e dignitoso.
Aggiungo che questa possibilità data a chi vuole determinare le condizioni della fine della propria esistenza non toglie nulla a chi non lo desidera.
I dibattiti sono in corso da anni, e proprio negli ultimi mesi con la Convenzione dei cittadini sul fine vita. Ora è il momento di portarli all’attenzione dei rappresentanti nazionali.
All’inizio del mio intervento ho parlato del tempo andato. Siamo, infatti, una vecchia istituzione che rimane attaccata a un metodo iniziatico altrettanto vecchio e singolare che ci permette di estraniarci dal caos del mondo per qualche ora, per poi tornarci per promuovere un ideale ereditato dall’Illuminismo. Abbiamo la delicatezza di pensare che l’umanesimo, l’universalismo, la fiducia piuttosto che la sfiducia nella scienza e nel progresso, il primato della Ragione, siano ancora principi e categorie utili e addirittura indispensabili per le società umane, oggi afflitte da tanto oscurantismo religioso e politico. Questa eredità dell’Illuminismo, che non è affatto un dogma, ci fornisce una bussola e dei punti di riferimento senza i quali lo strano fascino delle ideologie totalitarie che caratterizza il periodo potrebbe finire per prendere piede.
Ci sono molti esempi di questi attacchi totalitari, come l’assassinio di Masha Amini da parte del regime sanguinario dei Mullah, seguito da centinaia di altri iraniani, l’assassinio, per mano di un islamista, dell’insegnante Dominique Bernard alla vigilia del terzo anniversario dell’omicidio di Samuel Paty, e il massacro di massa perpetrato dai terroristi di Hamas il 7 ottobre….
E da quella data, nel nostro Paese si è scatenato l’odio antisemita… Gli eventi attuali sono sufficientemente preoccupanti da indurci a mantenere alta la vigilanza e a mobilitarci. È quindi nostro dovere partecipare alla manifestazione indetta dai presidenti delle due assemblee parlamentari per domenica. Partecipiamo numerosi per evitare che il nostro Paese e il nostro continente ripetano gli errori del secolo scorso!
E da quella data, un’ondata di odio antisemita nel nostro paese… La notizia è sufficientemente preoccupante perché la nostra vigilanza rimanga ad un livello elevato e perché sia tempo di mobilitarsi. E’ quindi nostro dovere partecipare domenica all’incontro convocato dai presidenti delle due assemblee parlamentari. Saremo numerosi per impedire che il nostro Paese, il nostro continente ripeta gli errori del secolo scorso!
Crediamo profondamente nelle virtù della Repubblica e Marianna non è solo una presenza decorativa nei nostri templi. Immaginiamo che questa Repubblica sia universale, perché siamo d’accordo con Montaigne che “ogni uomo porta in sé la totalità della condizione umana”. Un uomo o una donna che sa anche prestare attenzione all’ambiente, al pianeta, alla biodiversità, una dimensione troppo trascurata dalle generazioni passate e a cui i massoni dedicano parte del loro pensiero.
Sappiamo che nel nostro Paese la Repubblica è fragile, più di quanto si pensi, e che le istituzioni non sono tutto. Ci vogliono repubblicani ardenti per perpetuarla e consolidarla, visto che i suoi avversari sono sempre in agguato per alimentare altri obiettivi politici.
Questi ardenti repubblicani conoscono le virtù emancipatrici della Repubblica e spetta alla scuola “istituirli”, per usare l’espressione di Condorcet, per renderli cittadini compiuti, consapevoli dei loro diritti e doveri nei confronti della comunità nazionale e dell’umanità intera.
Ferdinand Buisson affermò nel 1903 che “il primo dovere di una Repubblica è quello di fare dei repubblicani“.
Signor Presidente, in quanto persona che, in virtù della sua carica, incarna la Repubblica indivisibile, laica, democratica e sociale, che ne dice di rimettere all’ordine del giorno questa ambizione?
Ho detto.