Perché la Loggia Madre del Rito Francese Groussier in Italia è stata intitolata a Salvador Allende? La risposta più immediata è che il Fratello Allende ha incarnato più di altri i principi di Libertà, Uguaglianza e Fratellanza, mantenendo coerenza su di essi fino all’estrema prova del martirio. Così ha guadagnato un posto nella Storia, così è diventato modello da imitare per chi vuole vivere con pienezza l’esperienza massonica per il ”Bene dell’Umanità”.
BIOGRAFIA MASSONICA DI SALVADOR ALLENDE
Una famiglia massonica

Non si può comprendere la personalità, ed in particolare la formazione di Salvador Allende se non si considera la precoce e profonda influenza che esercitò su di lui la figura del nonno paterno Ramon Allende, figura di primo piano della storia cilena e della massoneria. La famiglia Allende era originaria di Valparaiso, la seconda città cilena, ove Ramon Allende nacque nel 1845, e che costituì un riferimento importante nella vita di Salvador. Ramon si distinse per il suo spirito filantropico (da medico curava gratuitamente gli ammalati poveri), fondatore della prima scuola laica per bambini poveri, la Blas Cuevas, da nome di un suo amico filantropo e massone, entrò nel partito radicale dove fu eletto deputato, carica dalla quale si dimise per entrare volontario come capo del servizio sanitario dell’esercito nella guerra contro il Perù e la Bolivia, per poi dimettersi a guerra finita e candidarsi alle elezioni, da cui fu eletto senatore nel 1884. Venne iniziato nel 1868 nella nuova loggia Aurora n.6 di Valparaiso, ove fu eletto Venerabile dal 1871 al 1873, l’anno successivo si trasferisce nella loggia Giustizia e Libertà n.5 di Santiago. Il 4 giugno 1884 la Gran Loggia del Cile lo eleggerà Serenissimo Gran Maestro, carica che purtroppo reggerà soltanto tre mesi, in quanto morì il 14 ottobre, all’età di appena 39 anni. Personalità ricca, poliedrica, appassionata, quella di Ramon Allende, con un’esistenza spesa per migliorare le condizioni dei più poveri della società, facendosi povero lui stesso. A sua morte la Gran Loggia acquistò e donò alla famiglia di Ramon due appartamenti, di cui uno serviva per abitazione, e l’altro per ricavare una piccola rendita per sopravvivere, oltre a mantenere agli studi il figlio Salvador Allende Castro.
Il giovane massone
Il nipote Salvador Allende Gossens nacque ventiquattro anni dopo la morte del nonno Ramon, il 26 giugno 1908 ma il suo fantasma non smetteva di aleggiare nella famiglia Allende, tanto che il giovane Salvador, dopo aver conseguito il diploma di scuola superiore dichiarò di voler diventare come il nonno e come lui studiare medicina, aiutare i poveri ed i bisognosi. Il padre di Salvador, anch’egli con lo stesso nome, anch’egli massone, lasciò al figlio un’eredità di un’educazione improntata all’onestà ed alla libertà. Il giovane Salvador, incarcerato per le sue opinioni politiche, ebbe il permesso di salutare il padre sul letto di morte ed in quella occasione ebbe a dichiarare che avrebbe consacrato la sua vita alla lotta sociale. Con questi presupposti di cultura familiare non stupisce che Salvador Allende abbia continuato le tradizioni di famiglia in massoneria e nella lotta poltica. Rappresentante dell’assemblea degli studenti all’Università del Cile, il giovane Salvador non era alieno dalla passione sportiva, di cui era campione nelle discipline del decathlon e del nuoto, oltre ad una passione per l’equitazione che l’accompagnerà per tutta la vita.
Rifiutato dal ministero della Sanità per le sue idee politiche, Salvador tornò a Valparaiso per esercitare la professione di medico anatomo-patologo. Lì il suo amico Jorge Grove Vallejo, dentista e Venerabile della loggia Progresso n.4 gli propose l’ingresso in Massoneria. La particolarità della sua esperienza di loggia fu il trattamento di rigorosa eguaglianza rispetto a qualsiasi altro candidato, che gli fu riservato, nonostante nella sede della Gran loggia capeggiasse un ritratto del nonno Ramon, e che il cognome Allende fosse famoso nella massoneria cilena. Salvador fu molto impressionato dalla cerimonia del rito di iniziazione che si svolse il 16 novembre 1935, e già in quella circostanza fornì ai fratelli il suo biglietto da visita , cioè la sua presentazione, racchiuso nel testamento massonico. Infatti, alla domanda sui doveri dell’uomo verso i suoi simili Allende rispose che «l’uomo non è che un ingranaggio del conglomerato sociale, di conseguenza deve essere al servizio dei suoi simili»; a quella sui doveri verso se stesso rispose che deve «organizzare la sua esistenza in sintonia con un chiaro concetto dei suoi obblighi, doveri e diritti che sono sottomessi ai doveri ed ai diritti degli altri», ed a quella riguardante la speranza del ricordo di sé rispose che «come un uomo che ha adempiuto all’obbligo di cui è onerato, un uomo utile alla società, alla quotidiana ricerca del perfezionamento spirituale, morale e materiale».
Di quella circostanza confidò all’amico regista francese Régis Débray in un’intervista che « quando mi si tolse la benda agli occhi vidi le spade rivolte verso chi per la prima volta vedeva la luce massonica e capiva le parole del maestro venerabile, io potei comprendere allora che quello era un’espressione di profonda solidarietà per mostrare all’iniziato che i suoi fratelli sono accanto a lui per venirgli in aiuto se è necessario». All’età di 29 anni, il 27 ottobre 1937, fu elevato al grado di compagno e nello stesso anni fu eletto deputato del partito socialista. Si trasferisce a Santiago dove l’8 novembre del 1940 entra nella loggia Hiram n.65, dove il 31 ottobre 1945 fu elevato al grado di Maestro, ed il successivo anno fu eletto giudice del tribunale di loggia, carica che conservò per altri due anni, per assumere nel biennio successivo1949-1950. la carica di Primo Sorvegliante.
Gli impegni professionali, familiari (sposato e padre di tre bambine) e politici, non lo riuscirono a distrarlo dagli obblighi massonici, che porta puntualmente a termine.
Infatti dal 1950 al 1953 fu Venerabile della loggia.
La Loggia Hiram n. 65
Questa loggia era il fiore all’occhiello della massoneria cilena sia per la qualità dei suoi membri che per l’impostazione data. Fondata a Santiago da massoni di altre logge della capitale aveva scolpito nella tavola fondativi lo scopo di “approfondire e propagare il principi dell’Ordine in tutte le attività del genere umano ed a perseguire lo studio graduale della Saggezza Massonica, la dignità del tempio e la stretta osservanza del rituale” Gli aderenti dovevano “riconoscere importanza essenziale al simbolismo e testimoniare il suo rispetto agli usi locali”. In realtà la loggia era composta a prevalenza di socialisti che testimoniavano nella società civile il loro anelito alla libertà senza tuttavia venir meno ai loro doveri massonici. Per esempio, uno degli aderenti fu Justiniano Sottomayor, deputato radicale che ideò ed organizzò il fronte Popolare con i socialisti ed i comunisti. La loggia si propose anche di rivificare i gradi massonici capitolari e filosofici e di approfondire lo scozzesismo, nonché di allargare la partecipazione delle donne ai lavori massonici. Stabilì contatti culturali con l’Obbedienza del Diritto Umano, ma dovette scontrarsi col divieto del Gran Loggia per la tutela dell’esigenza di regolarità, anche se era stata già fondata da alcuni membri la loggia mista Uguaglianza all’obbedienza del Diritto Umano. Da qui una scissione della loggia in due tronconi, il primo seguì un percorso nuovo, il secondo restò nell’alveo della tradizione regolare. In questo secondo gruppo sopraggiunse Salvador Allende quando fu iniziato. In quel periodo la loggia contava molti esponenti del partito socialista, oltre ad alti ufficiali delle forze armate, un martire dell’impegno sociale, il giovane studente di medicina, e due Gran Maestri. Una loggia, quindi, dotata di forte personalità, che farà parlare di sé seguendo il solco di Allende. Infatti, questa loggia ebbe il coraggio di commemorare in una tornata funebre il fratello presidente Allende il giorno successivo alla sua morte, nonostante il divieto assoluto di riunione imposto dal regime del golpe, e nei mesi successivo proseguì i suoi lavori con una consistenza limitata poiché molti fratelli scelsero la via dell’esilio. Non fu il regime illiberale a fermare la loggia bensì la Giunta della Gran Loggia che nel giugno del 1974 deliberò la sua demolizione “per aver trattato temi politici” ovvero “ criticato la politica del governo e tentato di trascinare altre logge”. Militante politico attivo Allende era tenuto costantemente sotto tiro dalla stampa di regime, che tentò lo scoop pubblicando la sua foto, allora senatore, mentre varcava la soglia dell’edificio della Gran Loggia del Cile, suscitandogli una ferma e vibrante reazione. Per allontanare ogni possibile polemica antimassonica, e per proteggere l’Ordine dagli attacchi alla sua persona, Allende presentò il 21 giugno 1965 la lettera di dimissioni al Venerabile del momento, Luis Olguin Blanco. In questa lettera a cuore aperto Allende rivela il suo rapporto con l’esperienza massonica, sottolineando che nonostante i numerosi e variegati impegni «immagino che poco numerosi sono stati i fratelli che, come me , hanno frequentato un gran numero di logge distribuite sul territorio nazionale, nel corso di vari anni ».
Come vedeva l’esperienza massonica? Come il fascino permanente di un livello più alto: il «superamento dell’uomo su sé stesso». Il simbolismo da lui visto come «bellezza intrinseca, traboccante d’immagini, che vanno oltre il senso freddo e preciso dei termini e che fanno vibrare in modo suggestivo tutte le corde dell’immaginazione, dell’interpretazione e dei sentimenti». Completava la sua formazione massonica anche il ruolo del rituale, che «impiegando formule, ed organizzazione nobilita l’esistenza». Per questi motivi l’Ordine può considerarsi come «l’espressione più completa dell’umanesimo dal momento in cui non raccomanda i dogmi, sinonimi di drammi storici e cari alle religioni. Nel suo aspetto formale l’ordine riconosce così alcuni principi di indiscutibile potenza: una democrazia autentica; un’indispensabile gerarchia funzionale di valori ed una chiara precisione dei limiti tra i diversi organi della sua struttura”. Pertanto nelle officine si crea “una realtà che deve fare di ciascun uomo un uomo libero, di buona morale, capace di coltivare l’uguaglianza, la fraternità, la tolleranza e, insomma, un cittadino autentico della libertà». Allende spiegava ai fratelli che un massone autenticamente formato non poteva vivere di principi astratti ed avulsi dalla realtà quotidiana che ogni giorno interrogava la società, una realtà complessa piena di speranze di costruire una nuova società che avesse alla base il progetto di liberazione integrale dell’uomo, liberazione non solo spirituale ma anche materiale, economica; ma a fronte di questa prospettiva possibile non si poteva ignorare anche un altro terreno di impegno, il rischio di una involuzione violenta, il golpe.
Quale doveva essere, quindi, il posto dell’Ordine? Se da un lato non poteva certamente dettare formule per risolvere i problemi reali a pena di trasformarsi in un partito politico, dall’altro non poteva disinteressarsi di una realtà così radicata perché la riduzione qualitativa e quantitativa degli iscritti era la spia della distanza che si era creata tra l’Ordine e la società. Allora qual’era il ruolo, anzi la missione, dell’Ordine nella società? « senza enunciare soluzioni, deve assicurare che i suoi membri definiscano con un progetto attuale i principi di libertà, uguaglianza e fratellanza affinché nasca una società scevra di alienazione, eliminando la disoccupazione e i salari insufficienti, affinché possa sradicare certe malattie, affinché la morte non venga prima della sua ora, affinché esista un sistema di sicurezza sociale che funzioni correttamente ed efficacemente, affinché si elimini l’analfabetismo, affinché i vasti settori della cultura e le sue molteplici espressioni e creazioni si aprano a tutti, affinché si riconosca il diritto all’alloggio. Trasferendo questi principi all’Ordine internazionale, si eliminerà il sottosviluppo dei paesi, si garantirà la pace e si imporrà i diritti tra gli stati, al di là delle loro organizzazioni o del loro potere bellico….Se l’Ordine accetta di assumersi una tale attitudine, conforme alle responsabilità del momento, non potrà restare in silenzio e rinchiudersi nei templi….Ma un Ordine che tace quando si semina il terrore psicologico nella nostra vita civile non ha alcun valore spirituale. Un Ordine che non fa nulla per proteggere la sovranità e la libera scelta dei popoli è anche senza vita. Un Ordine che non dice nulla quando si invade e si massacrano i popoli perché una nazione si riserva il diritto di determinare, sola o per mezzo della sua potenza armata, quale sistema politico ed economico è accettabile o no, è un’istituzione che non veglia sulla libertà, l’uguaglianza e la fraternità. Nessuno può dedurre sulla base di queste considerazioni che io aspiri a che l’ordine diventi un movimento politico. Gli chiedo semplicemente di formare i suoi membri ai principi che sono la sua ragion d’essere trasferendoli nel mondo attuale».
Dopo quarantacinque giorni la Camera dei Maestri rigettò all’unanimità la richiesta di dimissioni del fratello presidente, “con legittima soddisfazione osservando una identificazione così precisa e che concorda con le nostre proprie convinzioni”. Non solo, ma i fratelli precisarono l’assonanza con molti altri massoni che esaminavano da un lato “le caratteristiche ermetiche delle nostre attuali discipline e dall’altro la rara risonanza dell’Ordine nel mondo esterno”.
Le allocuzioni nelle Gran Logge
Dai documenti massonici disponibili su Allende la relazione orale esposta la sera della tornata del 14 aprile 1970 nel tempio maggiore della Gran Loggia del Cile assume la più significativa importanza perché costituisce la summa del pensiero massonico di Allende ed il suo programma da Presidente del Cile, carica da poco tempo rivestita. Tale documento, della durata di ottantadue minuti, è la base su cui successivamente non solo interverrà in tempi più contenuti, nella tornata della Gran Loggia di Colombia tenutasi a Bogotà il 28 agosto 1971 ma anche, debitamente adattato, all’Assemblea delle Nazioni Unite nel dicembre del 1972, ove scatenò un’ovazione generale da parte di tutti i paesi, tranne che degli Stati Uniti.
Allende era l’esponente di quella idea massonica dell’intervento nell’ambito socio-politico quale preciso dovere e compiutezza dell’esperienza massonica. Era stato duramente attaccato dai media argentini di area conservatrice, che falliti i tentativi di adombrarne la figura per l’appartenenza massonica, studiarono di attaccarlo per il suo marxismo quale rinnegamento del massonismo. Questa critica fece presa su alcuni ambienti massonici, che criticavano l’apertura al mondo profano in favore del ripiegamento sul perfezionamento interiore o su operazioni meramente filantropiche. Allende spiegò nel suo intervento che l’impegno sociale faceva già parte della tradizione storica della massoneria cilena: «la Gran Loggia del Cile aveva mantenuto durante la sua esistenza la saldezza ed il vigore del pensiero filosofico della massoneria, e che purtroppo non si poteva dire lo stesso di altri paesi dove, secondo me, i massoni hanno perduto il senso profondo ed umano delle nostre convinzioni e dei nostri ideali». Citò, quindi, fatti e personaggi massonici che hanno conformato la storia del paese. In quella circostanza sottolineò la sua gelosa appartenenza alla famiglia massonica: «Per tre o quattro volte nella mia famiglia politica, quando per ignoranza o per intransigenza si è voluto escludere i massoni dal partito socialista, ho adempiuto al mio più elementare dovere ed ho segnalato che ero massone regolare ed attivo, e che il giorno in cui il partito avrebbe confermato tale incompatibilità, avrei abbandonato il mio posto nel partito; nello stesso modo non avrei esitato ad abbandonare la massoneria se un giorno l’ordine, cosa inimmaginabile, si sognasse di porre limiti al pensiero di un fratello».
Per lui la Massoneria è in fondo la «vocazione di servire gli altri», e questa istituzione «non essendo una setta né un partito, cerca nell’uomo la possibilità di agire nel mondo profano, augurandosi che il massone prenda coscienza del suo desiderio di diventare un uomo libero e perfetto. Se la massoneria non agisce collettivamente ma individualmente, come intermediaria di uomini, lontano dai templi, è normale che i profani si immaginino che l’intervento dei massoni nell’ambito sociale segua il pensiero massonico e sia di conseguenza un atteggiamento soggettivo.. Pertanto è così logico pensare che la vita e l’uomo cambiano continuamente e provocano nel pensiero umano i cambiamenti richiesti nella realtà….Come dimenticare le grandi lotte che i massoni hanno portato avanti, fedeli a questa grande preoccupazione nata nei templi, cioè che l’uomo possa esprimere liberamente il proprio pensiero, e pertanto la necessità di creare le condizioni favorevoli alla conoscenza che una società rifiuta alle grandi masse senza mezzi economici, senza l’accesso all’educazione, per non parlare della cultura.», spiegando il ruolo e la responsabilità sociale del massone contemporaneo di fronte ai complessi problemi sociali del paese. Il massone, «che ha la possibilità di vedere al di là dei limiti, di comparare, di scoprire la propria fede e le proprie convinzioni attraverso lo studio» sviluppa una sensibilità sociale che gli consente di comprendere la novità dell’inquietudine individuale e collettiva e di tradurre realisticamente i concetti tradizionali: «Ai nostri giorni nessuno penserebbe che basta lottare per una libertà astratta, per il diritto di esprimere la propria opinione, diritto che peraltro non si riconosce alle grandi masse. L’uomo sa di essere prigioniero di una realtà che lo rende più schiavo di quando esisteva lo schiavismo, ed ancora più crudelmente perché l’uomo d’oggi, contrariamente allo schiavo, può informarsi, sapere cosa succede nella sua città, nella sua provincia, nel suo paese, nel mondo. Allora come possiamo noi massoni, noi che lottiamo per l’uguaglianza, la fraternità e la libertà, come possiamo restare al margine di questo movimento che dal mondo arriva sino al Cile?Forse si sono dimenticati gli accordi della prima assemblea massonica, in cui la massoneria invocatala pace nel mondo, la giustizia e la fratellanza dei popoli?». In questo sforzo di interpretazione e di analisi della realtà, secondo Allende, poteva utilizzarsi lo strumento del marxismo, in quanto «un massone può apprezzare la storia grazie al metodo scientifico del marxismo senza tuttavia rinunziare ai propri principi massonici”». Così, di conseguenza spiega che «non può esserci fratellanza in un mondo dove il potente schiaccia il piccolo né “quando i popoli sono dissanguati da altri paesi che li affamano economicamente» .
Allende insiste costantemente sulla responsabilità sociale del massone, soprattutto del massone che riveste un ruolo di gestione: «nessuno può immaginare che un uomo che ha responsabilità di un’officina e che usa il maglietto, un uguale tra uguali, possa consentire che la coscienza dei massoni troverà pace fintanto che ai bambini mancheranno le scarpe, il latte, i quaderni. …Ma la coscienza massonica sarà in pace? Avremo cari fratelli la coscienza tranquilla? Metteremo questo dramma sotto silenzio? Il massone rispettoso dei suoi doveri non deve prendere la parola nel mondo profano e condannare una realtà incredibile – i bambini che non hanno latte – simbolo di un sistema che stigmatizza in maniera così brutale il destino della patria?». Qual’è quindi il ruolo del massone secondo Allende? Quello «che il cileno cessi di essere preda della miseria morale e psicologica, vogliamo che il Cile possa partecipare al progresso scientifico e tecnico che vuole l’umanità svilupparsi non solo economicamente ma anche culturalmente, affinché il progresso dia un senso diverso della vita. Non posso immaginare che un massone rinunzi a vedere ciò che gli passa davanti. Per questo basta che un giorno si degni di vedere queste popolazioni emarginate e posare su di esse uno sguardo da massone. Il massone non può ignorare che questo paese, come la maggior parte dei paesi di questo e degli altri continenti, è scosso da tensioni e forze sociali che fecero esplodere la realtà attuale e che il nostro dovere è quello di cercare un mezzo per impedire una lotta fratricida, una spaccatura senza futuro, una violenza senza scopo, ed una passione inutile» . Il riferimento era alla guerra del Vietnam, che comportò come conseguenza una critica mondiale agli Stati Uniti per la sua politica estera di imperialismo politico-economico, ma anche alla rivoluzione giovanile del Sessantotto che infiammò i cuori di speranze e di rischi. Quindi, non bastava la sensibilità se da essa non si faceva solidarietà, ed è per questo che Allende scese nelle miniere «per portare conforto agli operai, perché i minatori non volevano la violenza ma avevano diritti» .
Il posto del massone affianco degli oppressi e gridare a gran voce la sua protesta dunque perché «questo è un linguaggio che il massone deve usare, non deve fare appello alla tolleranza delle officine per essere ascoltato, perché è l’essenza stessa della sua convinzione basata sui principi che ha imparato qui (in loggia)».
Allende avvertiva dolorosamente il distacco da una certa parte della massoneria cilena, fredda di fronte a tali sollecitazioni («ciò che mi rammarica nella mie convinzioni è la tiepidezza della fratellanza che riscontro»).
La relazione di Bogotà si conclude con un finale lirico, simile al I have a dream di Martin Luther King, secondo il miglior gusto oratorio: « Non vogliamo la violenza. Non abbiamo bisogno della violenza. La violenza rivoluzionaria è la risposta alla violenza reazionaria. Che ricorrano altri alla violenza giacché hanno modo di usarla. Noi sogniamo un governo forte, indipendente, che non si aggrappi alle forze armate ma certamente alla forza morale, all’unità del popolo ed alla responsabilità collettiva. Noi sogniamo un giorno in cui il professore dell’università considererà il contadino e l’operaio come degli uomini simili a lui. Un giorno in cui l’uomo comprenderà che la donna non è soltanto oggetto di piacere o di sfruttamento. Noi sogniamo una società diversa e siamo pronti a lottare per questo, traendo lezioni dalla storia senza esserne semplici imitatori.»
Il 28 ottobre 1970 Allende si presentò alla Gran Loggia del Cile in una tornata straordinaria di circa mille presenti, retta dal Gran Maestro Renè Garcia Valenzuela, ed alla presenza, tra gli altri, di Pedro Castelblanco Aguero, Sovrano Gran Commendatore del RSAA. In questa cerimonia il Gran Maestro assicurò l’appoggio di tutta la comunione massonica al Fratello Presidente, e Allende ebbe l’occasione di esporre il suo programma di governo, ispirato all’esigenza di indipendenza del Cile per il suo miglioramento economico e di qualità della vita del suo popolo. In tale occasione ebbe modo non solo di reiterare la sua fedeltà all’appartenenza massonica, ma anche quello di precisare che la sua visione marxista era relativa al metodo di interpretazione della storia e non ad metodo di governo. Allende rivelò di aver visitato molte logge in prossimità delle elezioni per sensibilizzare i massoni sulla grande responsabilità che essi avevano nel mondo contemporaneo. Concluse il suo intervenendo augurandosi «fintanto resterà Presidente, di essere un massone che rispetti a quanto scritto nel Gabinetto di Riflessione quando iniziò il cammino nell’Ordine».
Nei suoi viaggi presidenziali non mancò di accettare gli inviti delle massonerie locali, come in Equador o in Colombia o in Messico. L’ultimo contatto che Allende ebbe con i fratelli massoni fu in occasione della tornata del 23 marzo 1972 nella loggia Athena n.67, però da allora gli avvenimenti politici si susseguirono con ritmo tale da assorbirgli ogni tempo utile. Dopo il supremo sacrificio di se stesso, in qull’11 settembre 1973, ed il martirio dei suoi collaboratori massoni, come il generale Alberto Bachelet, massacrato in carcere dai golpisti di Pinochet, padre dell’ex presidente del Cile Michelle Bachelet, si verificò una dolorosa scissione nella Gran Loggia da parte dei massoni più sensibili all’impegno sociale e più vicini ad Allende, che non tollerarono l’equidistanza dell’Istituzione di fronte al regime, posizione che si spinse sino alla collusione con l’adesione alla dittatura proprio di quel Pedro Castelblanco Aguero, Sovrano del Rito Scozzese. Ebbe così origine il 21 giugno 1984 il Grande Oriente del Cile in esilio, che si prefiggeva di continuare il magistero di Allende contrapponendosi alla collaborazionista Gran Loggia, che comunque conservava i riconoscimenti inglesi ed americani delle massoneria regolari. A proposito di contrapposizione, si può forse rendere un aiuto alla chiarezza dissipando un fastidioso mormorio: anche il dittatore cileno Augusto Pinochet ricevette la luce massonica. Fu iniziato nel 1937 nella loggia Victoire n.15 di san Bernardo, un paese a circa 15 km a sud di Santiago, quando era tenente dell’esercito appena sfornato dall’accademia. Frequentò per sei mesi, poi fu trasferito e si assonnò. Questa la carriera massonica di Pinochet.
Dalla testimonianza che Allende ha reso in tutta la sua vita, sarebbe riduttivo relegarlo alla storia massonica cilena, il suo senso morale ed il suo pensiero lo rendono massone universale, ovvero modello ideale di una massoneria che pone l’uomo con le sue aspirazioni ed i suoi bisogni al centro del pensiero e dell’azione.
Infatti esistono nove logge nel mondo a portare come titolo distintivo il nome del presidente massone martire, perpetuandone il pensiero.
Francesco Guida
Bibliografia:
Juan Gonzalo Rocha, Allende franc-maçon, Editions Luc Pire, , Bruxelles 2003.
Hommage à Salvador Allende, numero speciale di Humanisme, rivista dei massoni del Grande Oriente di Francia, agosto 2014, Editions Conform, Paris, pp.93.